scritto da
Gian Paolo Serino
IN ESCLUSIVA per Satisfiction VASCO ROSSI ci regala una
“provocazione”: può essere letta superficialmente. Facile
accusare, più difficile comprendere una “provocazione”che può
apparire “scellerata” ma non lo è. Non è un inno alla vita
spericolata ma una satira, certo feroce ma profondamente
coraggiosa e diretta, sull “enfasi dei media”, sulla passività
di noi tele-spettatori, spesso turisti della vita nel
comprendere, nell’ignorare le cause dei problemi. Non si
decodificano MAI i perché. Più che vivere, sopravviviamo. E
sopravviviamo perché facciamo finta. Facile accusare, puntare il
dito: cancellare le impronte digitali della nostra coscienza.
Viviamo nei tempi del “Crash” di Ballard. Vediamo, non
guardiamo. Ascoltiamo, non sentiamo. La provocazione di Vasco
Rossi non è gratuita né scontata: vuole essere un monito (r ).
Dove stiamo andando? Non è una difesa dei “maledetti”, anzi:
è un inno a non diventare insensibili, a fare di ogni vita
un’opera d’arte, un invito a comunicare un disagio e non
nasconderlo o innalzarlo mediaticamente e subirlo. Bisogna fare
qualcosa: per evitare di sprecare la vita, di buttarla tra le
esistenze “scellerate”: quelle che non prendono posizione se non
dal pulpito della maggioranza. E’ l’enfasi del cronista da
condannare, lo sciacallaggio mediatico, il comprendere che
“essere tutti uguali, tutti belli e sani” è una trappola.. Ciò
che Vasco Rossi vuole comunicare ha molti significati. E’ una
provocazione contro i perbenisti: contro quelli che sono
ingranaggi incoscienti di un sistema congegnato.
Può sembrare
scellerato ma chi non lo è?
Vasco Rossi è una rockstar: potrebbe vivere nel suo mondo,
fregarsene. Non provoca per farsi pubblicità, non ne ha bisogno,
ma perché qui davvero “c’è qualcosa che non va”.
Come ha scritto De André “Vasco Rossi è il poeta della
distruzione e della resurrezione”. Oggi nessuno vuole cambiare
vita. Al massimo si cambia canale. E ci si accontenta. Di stare
a casa, godersi da svegli il sonno dei giusti, non chiedersi mai
niente. Tutti zitti. In silenzio. A pensare sotto dettatura.
Tanti soli, insieme. Laceroconfusi e felici. Mentre il mondo,
oltre la siepe del giardino delle nostre coscienze rotola.
Gian Paolo Serino
La
provocazione.
Ogni
volta che sento l’enfasi del cronista, raccontare
l’ultimo incidente stradale causato da un ubriaco o,
peggio ancora, da un drogato al volante
mi
chiedo:
Ma che
differenza c’è tra un incidente causato da un ubriaco ed
uno causato da uno sano?
Quando,
in entrambi i casi, ci sono dei morti e delle vittime
che differenza fa?
Perché
contro gli ubriachi e i drogati ci si accanisce di più?
Il
teorema dominante recita :
Loro
potevano evitare l’incidente non bevendo o non
mettendosi alla guida ubriachi”.
E
invece gli “altri” , quelli sani che provocano
incidenti, no?
Vasco
Rossi
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