PER AFFERMARE IL DIRITTO DI
ESSERE RISPETTATI DA VECCHI |
Se la
società non rispetta i suoi vecchi
Corrado Augias
Caro Augias, sono genitore, nonno,
sono stato fino a tre anni fa figlio ed ho accompagnato
alla tomba mia madre curandola con amore. Per me era
come una figlia. Quando vedo una persona molto anziana,
malferma sulle gambe, la guardo con la stessa tenerezza
con cui guardavo mamma mia. Uguale tenerezza la provo
per tutti gli esseri indifesi, come i bambini, ma anche
gli animali domestici maltrattati o quelli da
allevamento la cui sofferenza è quasi sempre ignorata.
Sabato scorso ero al mercato Laurentino, Roma. Una
vecchietta, con una busta di plastica quasi vuota,
percorreva traballante un corridoio fra i banchi di
verdura, molti dei quali deserti. I venditori senza
clienti si erano riuniti e sghignazzando si divertivano
a tirare pallottole di carta e frutta marcia alla povera
vecchietta indifesa. Sono intervenuto, forse troppo
tiepidamente, in suo soccorso augurando ai delinquenti
di non arrivare alla vecchiaia per morte precoce. Mi
sono cadute le braccia: siamo diventati bestie.
Carlo Castorina welsberg50@hotmail.com
Nel 2002 la Einaudi ha
pubblicato il bel saggio di Simone de Beauvoir La terza età. Storia di come, in varie
civiltà ed epoche, si sono connotati i rapporti con i vecchi
della famiglia o del villaggio. Opera narrativa e di alta
divulgazione dove l' autrice riunisce dati e concetti
etnologici, storici, sociologici e filosofici. La sintesi è che i vecchi
sono stati considerati a volte depositari di saggezza ed
esperienza, addirittura mediatori tra il mondo della vita e
quello della morte. Altre volte invece esseri inutili di cui
sbarazzarsi. Le condizioni economiche della comunità hanno
fatto in genere la differenza. Le società povere o
nomadi hanno considerato per lo più i vecchi un peso o un
impaccio negli spostamenti. Quelle sedentarie ne hanno più
apprezzato la capacità di trasmettere esperienza alle
giovani generazioni. In alcune misere società primitive,
scrive la de Beauvoir, i vecchi «sono sepolti o bruciati
vivi oppure lasciati morire». Ne è un esempio il film
che nel 1983 vinse la Palma d' oro al festival di Cannes: La
ballata di Narayama del regista Shohei Imamura tratto da un
romanzo di Shichiro Fukuzawa. Siamo nell' Ottocento. In un
villaggio del Giappone la tradizione vuole che, arrivati a
70 anni, uomini e donne vengano portati su un' alta montagna
e lì abbandonati senza cibo, preda degli elementi e delle
fiere. Il film racconta la storia di Orin che, arrivata a 69
anni, spende gli ultimi mesi a sistemare le cose di famiglia
prima di affrontare l' estremo viaggio. I vecchi sono esseri
umani? La de Beauvoir, risponde: «A giudicare dal modo
con cui sono trattati nella nostra società, è lecito
dubitarne». Sono sicuro che i mascalzoni descritti dal
signor Castorina non avevano alcuna nozione di che cosa
abbia rappresentato la vecchiaia nelle varie società umane.
A loro modo però, con quella sordida violenza istintiva, si
sono fatti interpreti di una società dove chi non consuma
rischia di essere relegato tra i rifiuti.
Repubblica — 28 settembre 2008 |