Anime belle. Le
vite parallele
Fa’ quel che
devi, accada quel che può
A fine anno, più che di far consuntivi - quanto allo
stato di salute della nostra società, sarebbero per più
aspetti disastrosi - mi sembra opportuno guardarsi indietro
e pescare nel passato recente del paese esempi
positivi di resistenza, di
impegno, di intervento in difesa di una fattiva intelligenza
di tutti e a favore di chi ha più bisogno. Proprio alla fine
di Lettera a una professoressa, il ragazzo che scrive e con
lui don Milani dice che, alla fin fine, ciò che più importa
è l’amore del prossimo - ma oggi anche questo andrebbe
aggiornato, moralmente e soprattutto politicamente: chi è il
prossimo che ha più bisogno di essere amato?
Sono usciti in questi due mesi due libri che
riferiscono di due vite esemplari e ai più poco note, le
vite di due rappresentanti di quelle minoranze etiche che la
maggioranza degli italiani e i suoi diseducatori hanno
sempre tenuto in nessun conto, i politici solo per
servirsene quando ne avevano bisogno, con il massimo cinismo
o semplicemente disprezzandole (tacciandole volta a volta da
anime belle, da utili idioti, da mosche cocchiere eccetera e
sempre, in definitiva, da sciocchi idealisti). Si tratta di
Rocco Mazzarone, medico lucano, di cui L’ancora del
Mediterraneo ha pubblicato la lunga intervista biografica
che gli fece Pancrazio Toscano a Tricarico, prima che
morisse, pochi anni fa (è uscita per L’ancora del
Mediterraneo con il titolo I limiti del possibile), e di
Tullio Vinay, pastore valdese, di cui la figlia Paola ha
ricostruito la biografia per la Claudiana, Testimone
d’amore. Ho scritto io la prefazione del primo libro e la
postfazione del secondo (la prefazione del quale è dovuta a
Paolo Ricca, un teologo protestante tra i più bravi che
vanti il nostro paese), ed è forse scorretto che sia io a
scrivere di questi libri e di queste persone, ma siccome non
lo fa nessuno fuori dalle limitate cerchie dei lucani e dei
valdesi, mi sembra opportuno e doveroso assumermi questa
responsabilità. Non credo che Mazzarone e Vinay si siano mai
conosciuti, ma io ho avuto la fortuna di conoscerli
entrambi, considerandoli dei maestri, dal percorso
biografico diverso e però simile, parallelo.
Mazzarone è stato il grande amico di Rocco Scotellaro,
Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, e con essi ha affrontato
studi e battaglie nel dopoguerra, sul fronte di un
meridionalismo preoccupato della concretezza dell’azione e
delle proposte. Non scriveva, il suo campo d’azione è stato
la medicina sociale, di cui fu un pioniere in Italia e in
particolare nel Sud. Legatissimo alla sua terra, non furono
però solo il materano e il potentino i suoi campi
d’intervento; interagì con i grandi riformatori e
intellettuali del suo tempo, da Salvemini a Olivetti, ed è
stato stimolatore e critico delle riforme più avanzate degli
anni del dopoguerra, ma fino all’ultimo attivissimo, un
punto di riferimento fondamentale per chi operava nel Sud
nei campi dell’assistenza e per le migliori espressioni del
mondo politico.
Vinay, dal canto suo, pastore a Firenze durante la
guerra (tra l’altro, salvò dalla deportazione decine di
ebrei) costruì a guerra finita a Torre Pollice un centro di
incontri, Agàpe, grazie a campi di lavoro volontario da cui
passarono centinaia di giovani europei, in una logica di
riconciliazione e di rispetto tra i figli di chi si era
odiato e combattuto. Nei primi anni sessanta si trasferì con
un piccolo gruppo di collaboratori a Riesi, nel cuore della
Sicilia, e vi fondò una comunità attiva pedagogicamente e
politicamente, oltre che,come è ovvio, saldamente religiosa.
Fu anche senatore indipendente della sinistra per molti e
molti anni e i suoi discorsi e battaglie restano memorabili,
anche se i funzionari della “politika” non sempre potevano
apprezzarli, troppo chiari ed esigenti per la loro capacità
di comprensione… Ahinoi, l’Italia e il mondo non sono
migliorati grazie al lavoro di persone bellissime come
Mazzarone e Vinay e al rigore delle loro azioni.
La storia continua a dar ragione non a quelli come
loro ma agli opportunisti e alle canaglie - sul piano
politico come su quello educativo - ma, come ricordava di
recente nelle sue memorie un altro maestro, anzi maestra,
Bianca Guidetti Serra (Bianca la rossa, Einaudi), militante
della sinistra migliore, non ci si mette in un’impresa di
riforma del mondo, con le misere forze di cui possono
disporre un singolo o un piccolo gruppo, perché si è
convinti che essa avrà buon fine, ma semplicemente perché è
giusto così. Il miglior memento per l’anno che va a
cominciare è, a mio parere, sempre lo stesso e oggi più che
mai: «Fa’ quel che devi, accada quel che può»
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dicembre 2009 |