2010-novembre

SATISFICTION 247: Il corpo di Pier Paolo Pasolini - In Memoriam

scritto da Gian Paolo Serino
 

«Perché cercate fra i morti Colui che è vivo? Non è qui…» (Lc 24, 5-6)

Il corpo di Pier Paolo Pasolini. Sbranato, lacerato, conteso – ancora caldo e poi, a seguire, per 35 anni – da prefiche il cui lamento inconsolabile ha lo scopo di usurparne la voce e il ruolo, disinnescandone l’eredità. Corpo ignorato e cancellato dalla pornografia della cultualità di chi, in teatro, in letteratura, altrove, se ne appropria per autolegittimarsi, profanandolo a ogni citazione con la scusa ricattatoria dell’omaggio. I parassiti - l’epoca li acclama – amano accanirsi sui corpi che non gli appartengono, contenderseli, i corpi fulgidi degli altri, perché loro stessi, in apparenza ancora in vita, non ne hanno uno. Il corpo di Pier Paolo Pasolini è uno di questi. Il corpo che foto, film, registrazioni magnetiche e riversamenti digitali - macchine del replicamento, la cui irrevocabile sconfitta consiste nel nascondere ciò che aspirano a mostrare – non ci restituiranno. Non c’è imago, né documento, infatti, in grado di farci intravedere almeno l’ombra di quel corpo, vivo e vegeto solo ed esclusivamente nell’opera - come la convenzione chiama i mondi ri‑creati e autonomi dell’intuito – nelle rappresentazioni con cui, in vita, come ogni scrittore, Pier Paolo Pasolini ha curato febbri, cicatrici, euforie, furori.

Le vedove di PPP non sanno o preferiscono nascondere, canonizzandolo, che il corpo di Pier Paolo Pasolini, la sua opera, non è visibile, non giace nella quantità di bit, di pixel, di HD, carta o pellicola di uno stupido supporto. Il più patinato, il più minimalista dei supporti su cui si scriverà o tornerà a riscriversi quel corpo non gli corrisponderà. Perché il corpo di uno scrittore (di una scrittura), se è tale, risorge nell’incorporeo, enigmatico, sbalorditivo incontro fra ciò a cui allude la lingua-grammatica-sintassi che lo scrive e ciò che, interrogandosi, risponde chi vi partecipa, leggendolo, guardandolo, godendone e, persino, detestandolo. Tutto il resto, classificazioni e ordinamenti razionali o accademici, che non hanno il coraggio di nominare l’urto impalpabile prodotto da quell’incontro, è sterile autopsia, aneddotica obitoriale. Piangano pure, le vedove, per le ragioni più diverse, non sempre ingenue o edificanti. Soffochino fra i singhiozzi, sorde alla voce dell’angelo che indica dov’è Pier Paolo Pasolini.

 

 

 

SOMMARIO MEMORIES : IN MEMORIA DEI NOSTRI CARI

Il Tema della Morte:sommario

Sommario Poesie Morte

Mappa panoramica del sito

MAPPA VELOCE PER SOMMARIO DIRETTO ARGOMENTI