CONDANNA DEL RICORDO…

Di Javier Marìas

 

Pag.59

 

…la condanna del ricordo, del fatto che gli eventi e le persone ritornino e appaiano indefinitamente e non cessino del tutto né passino del tutto né ci abbandonino mai del tutto, e a partire da un certo momento dimorino o abitino nella nostra testa, da svegli o in sogno, si stabiliscano lì in mancanza di luoghi più confortevoli, dibattendosi contro la propria dissoluzione e volendo incarnarsi nell’unica cosa che rimane loro per conservare il vigore e la frequentazione, la ripetizione o il riverbero infinito di ciò che una volta fecero o di ciò che ebbe luogo un giorno: infinito, ma ogni volta più stanco e tenue. Io mi ero trasformato in quel filo.

 

Da  DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME

TASCABILI EINAUDI

 

 

VOGLIO L'AMERICA

Di Nino Leone

Pag. 8

Io che non mi sottraevo quasi mai alla possibilità di mettere per giù quattro righe di saluti o confidenze, a un certo punto, anche per una sottaciuta invidia sopravvenuta frattanto nei confronti del mio amico Otto di Berlino di cui non sono mai riuscito a eguagliare le capacità- lui ha tuttora la forza di inviare all’ incirca duecentocinquanta lettere l’anno a varie persone nel mondo ostentando la cosa con orgoglio e talvolta anche con una punta di malinconia- mi sono deciso a rinunciare.

Devo però allo stesso modo riconoscere che proprio il telefono alla fin fine si è preso la rivincita. Infatti da quando mi sono adeguato alle nuove tecnologie qualcosa è accaduto: tra computer, fax, modem e chat-line, posta elettronica, attachment, mi sono riscoperto di nuovo a inviare una bella quantità di messaggi.

 Editore: Libreria Dante & Descartes

 

 

DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME
Di Javier Marìas

ADDIO RICORDI…

Pag.198

Quanto poco rimane di ogni individuo, di quanto poco vi è testimonianza, e di quel poco che rimane tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo soltanto una parte minima, e per poco tempo, la memoria individuale non si trasmette e non interessa chi la riceve, il quale plasma e possiede la sua propria memoria. […]…nel tempo si coglie solo per un istante, poi si perde e tutto è scivoloso come la neve compatta…

Pag.278  

Quando le cose finiscono ormai hanno un loro numero e il mondo dipende allora dai suoi relatori, ma per poco tempo e non del tutto, non si esce mai del tutto dall’ombra, gli altri non finiscono mai e c’è sempre qualcuno per cui si racchiude un mistero. […]

…tante cose succedono senza che nessuno si accorga né le ricordi, o tutto si dimentica e va perduto. E quanto poco rimane di ogni individuo nel tempo inutile come la neve scivolosa, di quanto poco rimane traccia, e di quel poco tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo solo una parte minima, e per poco tempo: mentre viaggiamo verso il nostro sfumare lentamente per transitare soltanto alla schiena o al rovescio di quel tempo, dove non si può continuare a pensare se non si può continuare a prendere commiato: “Addio risate, e addio oltraggi. Non vi vedrò più, né voi mi vedrete. E addio ardore, addio ricordi”.

EINAUDI TASCABILI

 

LA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO
 di Marcel Proust

Ma quando niente sussiste di un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo...   

 Un amore di Swann

Così è per il passato nostro. E' inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi della nostra intelligenza sono vani. Esso si nasconde all'infuori del suo campo e del suo raggio di azione in qualche oggetto materiale (nella sensazione che ci verrebbe data da quest'oggetto materiale) che noi non supponiamo. Quest'oggetto, vuole il caso che lo incontriamo prima di morire, o che non lo incontriamo.

da M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto

 

   QUESTA STORIA

Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesci a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.

Alessandro Baricco

 

Non so scrivere su Damasco senza che si intrecci il gelsomino sulle mie
dita

Non so pronunciare il suo nome senza che sulla mia bocca si addensi il
nettare dell’albicocca, del melograno, della mora e del cotogno

Non so ricordarla senza che si posino su un muretto della memoria mille
colombe… e mille colombe volano.

Nizar Qabbani

SCRIVO A TE DONNA

Ogni mattina, dopo il segno della croce,
scriverti
è come recitare una preghiera.
Non si può far di peggio,
ma io so fare di meglio.
Ora che non ti vedo,
di buon mattino,
mentre tutti dormono,
prendo la penna, come un ladro prenderebbe
la chiave di un forziere,
e con la penna
rubo la vita che non mi appartiene
e scavo un camminamento
per raggiungere te che, contro ogni legge,
considero mia.

Salvatore Fiume

 

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