La gioia della gente, bianca e
nera, ispanica e asiatica per la vittoria bella di Barack
Hussein Obama é la prova più eloquente della forza dell'
eguaglianza democratica. La storia di Obama é come un microcosmo
nel quale si concentra la storia della democrazia occidentale -
di cui quella americana é a un tempo un paradigma e un'
eccezione. Una storia che é cominciata quando la servitù e la
schiavitù sono state denunciate come ingiuste e poi abolite e
che si é fatta strada con grandissima difficoltà e senza posa,
attraverso rivoluzioni, nuove costituzioni e riforme; che ha
marciato su due binari intersecanti: quello delle regole e
quello dei costumi morali. La politica delle pari opportunità ha
avuto e ha nemici accaniti - coloro che vivono in condizioni
sociali di privilegio e che vedono in quella politica un
attentato al loro status. Chi pensa che l' eguaglianza sia un
valore neutro non può né sa spiegare questa ostinata e
permanente resistenza contro di essa. E tutti coloro che
interpretano la vittoria di Obama come un segno di
post-ideologia o addirittura di cultura politica post-liberal
non hanno compreso nulla né dell' America né della storia
battagliata della democrazia. Il 44esimo Presidente degli Stati
Uniti é figlio della cultura dei diritti che ha cambiato
progressivamente la società americana nelle leggi e nei costumi. L' eguaglianza non é un fatto
o un dato naturale. Ogni individuo é diverso come diverso per
ciascuno é il modo di sentire e piangere, amare, nascere e
morire. L' eguaglianza é un progetto e un' ideale che marcia
sulle gambe di persone e popoli che rivendicano dignità per
poter vivere la diversità che é propria di ciascuno di loro.
Rovesciare gli ordini gerarchici, portare la legge a fare non l'
interesse dei potenti, ma l' espressione e la norma di una
società di persone che vogliono state insieme secondo un patto
di civile eguaglianza (civile, appunto, proprio perché non
naturale). La vittoria di Obama é un esito di questa lotta. Le società democratiche
occidentali sono lacerate dalla tensione (certo non nuova) tra i
pochi che vogliono diseguaglianza e privilegio a scapito dei
molti, e i molti che - quando sono consapevoli della posta in
palio - vogliono godere di eguali opportunità per poter provare
se stessi e vivere responsabilmente. Una la costituzione, ma
diverse le interpretazioni. E dietro queste diverse
interpretazioni si cela l' aspirazione politica o (insisto a
usare questa parola) ideologica: pro o contro l' eguaglianza,
pro o contro il privilegio. Obama ha ottenuto una larga
maggioranza, non però l' unanimità. È il presidente di tutti gli
americani, ma non tutti condividono il suo messaggio. L'
eguaglianza delle opportunità che a ogni comizio egli ha messo
alla base della sua straordinaria e ragionata retorica é il
segno che é proprio su questa frontiera che oggi si combatte la
battaglia politica della cittadinanza democratica. Forse perché
godere dei privilegi piace comunque, il fatto é che l' ottimismo
con il quale la democrazia si é consolidata nel secondo
dopoguerra ha lasciato il posto a un saggio pessimismo sulle
grandi difficoltà che essa ha di mantenere fede alle proprie
promesse. Obama rappresenta questo
pessimismo della ragione perché sa molto bene che ci vorranno
anni (forse più di un mandato, come già a volersi ricandidare)
per poter cercare di raddrizzare una condizione di disagio che é
davvero preoccupante perché si sta allargando a macchia d' olio.
La forza della volontà gli viene dalla storia sua e del suo
Paese. Perché é vero che l' America é nata con questo ragionato
obiettivo fin da quando i primi europei cenciosi si stabilirono
sulle coste del New England: l' obiettivo di non essere
asserviti, di vivere con umana dignità e non subire dominio e
oltraggio da nessuno. Obama é il segno di questa etica, di
questa idea di eguaglianza e rispetto dell' individuo che ha
vinto proprio in quella parte della società americana che più ha
subito violenza, ingiustizia e oltraggio. La schiavitù é l'
opposto estremo dell' eguaglianza democratica; e Obama ha
conquistato la Virginia, lo stato di Thomas Jefferson, il padre
spirituale dell' eguaglianza e della ragione illuministica e
però anche il proprietario di schiavi che sinceramente non
pensava ai neri come eguali. La democrazia é cresciuta negli
interstizi di questa contraddizione, e ora Obama ha, primo
democratico, conquistato la Virginia, lui che viene dall'
Illinois, lo stato di Abraham Lincoln. Il sogno americano che si é
materializzato in Obama (e che é presente come un mito nella
biografia e nell' immaginario di milioni) é una grande idea per
nulla neutrale o post-liberal - l' idea che tutti noi possiamo,
se lo vogliamo, vivere come eguali pur non essendolo e proprio
perché non lo siamo. L' ethos della cultura "liberal" non é che
questo. I suoi nemici sono facilmente individuabili e sono tutt'
altro che in ritirata, qui negli Stati Uniti e nei nostri paesi
così poco rispettosi dell' eguaglianza democratica, spesso
manipolati da venditori di fumo che devono alle facili e per
nulla pari opportunità molta della loro fortuna (e delle nostra
sfortuna). -
Repubblica — 11
novembre 2008