Storie di donne che resistono alla violenza e ai
soprusi degli uomini; donne che, nonostante tutto,
non trovano il coraggio di protestare e di liberarsi dei
loro compagni. E' questa la realtà descritta dalla
giornalista Concita De Gregorio, da poco direttore de
L’Unità, nel saggio Malamore. Esercizi di resistenza al
dolore, pubblicato dalla Mondadori nella collana Strade blu.
"Le donne", scrive, "provano la temperatura
del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano.
Respirano forte quando l'ostetrica dice non urli, non è mica
la prima. Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa
rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe
traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a
piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più
confidenza col dolore. È un compagno di vita, è un nemico
tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è normale.
Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve.
Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore
in forza. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta:
ciascuna lo sa".
La giornalista riporta
così i racconti di numerose donne che le hanno descritto la
loro vita: Maria Malibran ad esempio, leggendario
mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime durante le
terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Oppure Denise
Karbon che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con
una frattura al piede.
Ma anche donne comuni che
si lasciano picchiare dai compagni perché pensano che la
violenza "sia una debolezza"; donne che
"vivono ogni giorno sul crinale di un baratro
e che, anziché sottrarsi quando possono, ci passeggiano in
equilibrio".Cosa ci induce a non
respingere, anzi a convivere con la violenza?, si chiede la
De Gregorio. E quanto è alta la posta in palio?
"Alcune soccombono, molte muoiono, moltissime
dividono l'esistenza con una privata indicibile quotidiana
penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova
nell'accettazione del male le risorse per dire, per fare
quel che altrimenti non avrebbe potuto. Sono, alla fine,
gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di sé.
Sono esercizi di resistenza al
dolore".
pubblicato il 6-10-2008
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