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Farfalle
d'Italia
[Laboratorio di genetica
animale dell'Università
Cattolica del Sacro
Cuore, Piacenza]
Dedicato a chi opera
professionalmente in
campo ambientale, ma
anche ai tanti
appassionati entomologi
dilettanti, il volume
Farfalle d'Italia
descrive le 283 specie
diurne presenti sul
territorio nazionale e
vuole, con lo stesso
titolo, salutare il
prossimo anniversario
dei 150 anni di unità
del nostro Paese. Il
libro - frutto del
lavoro di una vita di
Roberto Villa, e da lui
curato insieme a Marco
Pellecchia e Giovanni
Battista Pesce per la
collana "Immagini e
documenti" dell'Istituto
per i beni culturali
della Regione
Emilia-Romagna -
descrive accuratamente
ogni lepidottero con
l'aiuto di splendide
foto a colori che ne
documentano tutte le
fasi di vita: dalla
deposizione delle uova
alla schiusa delle
larve, fino alla
trasformazione da pupa a
farfalla adulta. Una
serie di tavole
sinottiche mostra le
principali differenze
tra le specie simili, a
ognuna delle quali
corrisponde una scheda
identificativa.
Pubblichiamo una
parte del testo di Marco
Pellecchia che riassume
le principali
informazioni riguardanti
la biologia, l'anatomia
e l'etologia delle
farfalle, senza
dimenticare le molte
influenze dei loro voli
sulla nostra cultura.
Per il calendario degli
eventi che
accompagneranno la
promozione del volume
nel corso dell'anno in
Emilia-Romagna si veda
il sito web dell'IBC:
www.regione.emilia-romagna.it.
Farfalle e falene
Lepidòttero è termine
che deriva dal greco
antico lepis,
che significa "squama",
e da pteron,
"ala". Indica, nel
variegato mondo degli
insetti, un vasto ordine
comprendente le oltre
150000 specie di
farfalle oggi
conosciute, ossia tutti
quegli insetti che
possiedono quattro ali
membranose fittamente
ricoperte da minute
squame. Anche se
artificiosamente, è
tradizione suddividere i
lepidotteri in due
grandi raggruppamenti:
farfalle diurne e
farfalle notturne, o
falene.
Le prime volano
durante il giorno, ma
non è questa la loro
caratteristica
peculiare. Infatti, sono
piccoli ma importanti
dettagli anatomici e
posturali a
caratterizzarle: esse
presentano antenne che
terminano con un
ingrossamento a forma di
clava (da cui il nome di
ropalòceri, termine
derivante dalle parole
greche ropalon,
"clava", e keras,
"corno"); mantengono
collegate le due ali
dello stesso lato del
corpo grazie a un
irrobustimento delle
nervature alla base
delle ali posteriori; a
riposo, generalmente
richiudono le ali "a
libro" sopra il torace.
Le falene, per
contro, sono attive
generalmente nelle ore
crepuscolari e notturne;
hanno antenne dalle
forme svariate ma mai
clavate (da cui il nome
di eteròceri: eteros,
"diverso", e keras,
"corno"); sono munite di
ciuffi di setole che
mantengono unita la
coppia di ali di ciascun
lato del corpo. Inoltre,
a riposo le ali vengono
generalmente ripiegate
"a tetto" sopra il
torace, in modo da
formare un
caratteristico
triangolo.
[...]
IL
VOLO
Il volo delle
farfalle è possibile
grazie alla contrazione
dei potenti muscoli del
torace. Il battere e il
levare delle ali sono
provocati dal movimento
di diversi fasci
muscolari indiretti, sia
verticali sia
longitudinali. I
verticali, inseriti con
un capo sui tergìti e
con l'altro sugli
sternìti, quando si
contraggono provocano la
depressione della cassa
toracica e quindi
l'innalzamento delle
ali, che fanno perno su
alcuni processi dei
pleuriti. L'azione dei
longitudinali, invece,
riporta il torace nelle
condizioni di riposo,
consentendo alle ali di
abbassarsi. I muscoli
diretti, che cioè
prendono attacco
direttamente alla base
delle ali, agiscono su
di esse permettendone i
movimenti in avanti,
indietro e di torsione.
È infatti stato chiarito
che, durante il volo, le
ali dei lepidotteri non
si muovono solo
dall'alto in basso e
viceversa, ma disegnano
una traiettoria più
complessa, a forma di
otto.
Come in tutti gli
insetti, la contrazione
dei muscoli è
strettamente dipendente
dalla temperatura. Per
questo le farfalle, che
sono organismi ectotermi
(cioè a sangue freddo),
hanno evoluto
particolari
comportamenti di
termoregolazione, per
mezzo dei quali
assorbono più
velocemente il calore
della radiazione solare.
Così, con un po' di
fortuna, passeggiando in
campagna, si può
assistere
all'assembramento di
molti individui in siti
di crogiolamento ben
esposti al sole: le
farfalle, con le ali
semiaperte o distese,
letteralmente "fanno il
pieno" di calore prima
di prendere il volo.
Altre volte avviene un
vero e proprio
riscaldamento "dei
motori" da fermo: la
farfalla fa vibrare
velocemente le ali,
mandando in temperatura
i fasci muscolari.
Per quanto riguarda
la velocità
raggiungibile durante il
volo, essa dipende sia
dalla forma delle ali
sia dalla potenza della
muscolatura. Il record è
detenuto dagli sfingidi,
che possono raggiungere
i 50 chilometri orari.
Le migrazioni
L'elevata capacità di
volo dei lepidotteri ben
si esprime durante i
fenomeni di migrazione,
che gli etologi
definiscono come un
movimento attivo e di
massa, orientato,
ciclico, che comporta un
cambiamento temporaneo
dell'habitat della
specie migrante. Sono
molti gli animali,
appartenenti ai più
disparati gruppi
zoologici, che mostrano
uno spiccato
comportamento
migratorio: pesci,
uccelli, mammiferi... e
anche insetti. I grandi
spostamenti delle
locuste sono noti e
temuti da millenni,
riportati addirittura
nei testi sacri di
antiche civiltà. Meno
note, ma non meno
spettacolari, sono le
migrazioni di molti
lepidotteri, sia diurni
sia notturni. Le
famiglie ove questo
fenomeno è più comune
sono, tra i ropaloceri,
le pieridi, le danaidi,
le ninfalidi, le
licenidi e le esperidi
e, tra gli eteroceri, le
sfingidi e i nottuidi.
Una ninfalide
migratrice, cosmopolita
e comune anche alle
nostre latitudini, è la
Vanessa cardui
- vanessa del cardo.
Questa vistosa specie
sverna in Africa. In
primavera, migliaia di
esemplari partono alla
conquista dell'Europa,
viaggiando solitari o in
piccoli gruppi a pochi
metri dal suolo e dal
mare. Esistono delle
direttrici privilegiate
lungo le quali le
vanesse volano: la
Penisola Iberica (spesso
sotto costa), la
Penisola Italiana e
quella Balcanica, in
modo da ridurre al
minimo i tratti di mare
da percorrere. Gli
esemplari che provengono
da più lontano, una
volta raggiunte le aree
più calde del Bacino
mediterraneo, si
riproducono e poi
muoiono, cosicché
saranno i loro
discendenti a completare
il viaggio verso nord.
Durante le annate
favorevoli, nella
Pianura Padana, dal
Vercellese fino al
Veneto, si costituisce
un unico fronte di
avanzamento: vi è un
continuo passaggio di
farfalle (10-20 l'ora),
a sorvolare case,
strade, giardini,
aiuole... Arrivate a
destinazione, le vanesse
del cardo si
riproducono, spesso
dando luogo a due
generazioni annuali.
Solo col sopraggiungere
dell'autunno, molti
degli esemplari nati a
nord invertono la rotta
primaverile, facendo
ritorno nelle calde e
accoglienti regioni
meridionali.
Ma il più famoso
lepidottero migratore è
il Danaus plexippus,
detto anche farfalla
monarca, che abita
l'America
centrosettentrionale.
Durante l'estate questa
specie vive e si
riproduce in Nord
America dove, secondo le
condizioni climatiche,
dà luogo a un numero
variabile di
generazioni. Al
sopraggiungere
dell'autunno, i
"monarchi" iniziano a
spostarsi verso
sud-sudovest, in piccoli
gruppi che man mano
diventano sempre più
numerosi e affollati. A
una velocità di circa 20
chilometri l'ora e
mantenendosi a 4-5 metri
dal suolo, queste
danaidi percorrono anche
2400 chilometri per
raggiungere i quartieri
di svernamento situati
in Florida, California e
Messico. Spesso le
farfalle monarca si
posano in gran numero
sulle navi e si lasciano
trasportare per giorni
interi: possono
raggiungere così
l'Australia e la Nuova
Zelanda, le Isole Hawaii
e anche l'Europa.
L'inverno viene
trascorso in uno stato
di semi-ibernazione con
milioni di individui
accollati l'un l'altro
sui tronchi e sui rami
degli alberi di aree
sorprendentemente
ristrette, anche di soli
due o tre ettari di
estensione. In primavera
ricomincia l'attività,
avvengono gli
accoppiamenti e poi
entrambi i sessi
prendono il volo per il
viaggio di ritorno verso
nord. Lungo il tragitto,
le femmine depongono le
uova sulle piante
nutrici via via
incontrate, e la
progenie si inserisce
nel grande flusso
migratorio per
riconquistare i
quartieri estivi.
Accanto alle specie
grandi volatrici,
esistono anche farfalle
che si potrebbero
definire... più
sedentarie. Infatti,
nelle femmine di alcune
specie si assiste alla
riduzione della
superficie alare (brachitterismo)
o alla completa atrofìa
delle ali (atterismo),
condizioni che non
permettono più di
prendere il volo. I
maschi possiedono invece
ali normali, che usano
per ricercare
attivamente le femmine
tra la vegetazione e
accoppiarsi con loro.
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