Di
questi tempi è consuetudine
scomodare spesso gli
epicurei, soprattutto Orazio
e il suo “carpe diem”, quasi
ad avvalorare un presente da
cogliere più nell’attimo,
che nel giorno, in quanto
questo è anche troppo lungo.
Quante cose accadono
nell’arco di una giornata:
tante, troppe per farle
entrare nel nostro
patrimonio quotidiano.
Dunque alla fine, tra le
tante ore vissute ci
ritroviamo a fare una
selezione qualitativa
eliminando quelle negative o
neutre e raccogliendo le
briciole degli attimi di
presente che ci sono
piaciute di più.
A fine giornata comunque,
anche queste scivoleranno
via tra le dita della notte.
Tutto è troppo caduco, anche
il tempo. Tra le poche cose
che ho imparato è che questi
secondi fulminei di piacere
quotidiano vanno gustati
come una creme brulèe al
caramello. Se poi si impara
anche a spolverarli di
cannella, forse abbiamo il
piacere di trattenerli un
po’ più a lungo nel palato
dell’anima, che si delizia
di un piacevole retrogusto
perdurante.
Ma basta un nulla perché
diventino passato, che con
il trascorrere degli anni si
arricchisce sempre di più di
vissuto, condizionando il
presente e spesso anche il
futuro.
La filosofia oraziana del
carpe diem, si fonda sul
fatto che all’uomo non è
dato conoscere e determinare
il futuro e quindi egli deve
solo concentrarsi sulle
azioni presenti: le
opportunità, le gioie che si
presentano oggi. E’ un
invito ad essere
responsabili del proprio
tempo perché “Dum loquimur,
fugerit invida aetas”
(”Mentre parliamo, il tempo
invidioso sarà già
passato”). Ma allora qual è
la forza del presente se un
attimo dopo diventa già
passato, che resta là e
diventa parte integrante del
nostro essere? Il presente
ha una grande
responsabilità: a seconda di
come lo viviamo egli si
trasforma in un passato più
o meno sopportabile e in un
futuro promettente o
completamente deludente.
Il presente come libertà di
scelta. Sull’ importanza o
meno del presente hanno
dibattuto scrittori e
filosofi e ognuno ha cercato
di fornire
un’interpretazione diversa.
Gli stoici, invece,
preferiscono puntare sul
domani che per loro è
caratterizzato dal fato.
Credono che la libertà non
consiste nella scelta tra
alternative, ma nel seguire
deliberatamente ciò che é
dettato dal destino.
Per i Cristiani la vera vita
la potremo vivere solo a
morte avvenuta e lo stesso
dicasi per i musulmani, per
i quali nell’aldilà ci
aspetterebbero addirittura
le Urì del profeta, ovvero
delle bellissime fanciulle
pronte ad esaudire ogni
nostro desiderio. Alla fine
sono tutti i movimenti
stoici a prevalere, quelli
cioè protesi a puntare sul
domani e mai sul presente.
Ma allora il presente
esiste? Oppure sono solo il
passato e il futuro a
dominare la nostra vita?
Dietro di noi una fertile
terra ricca di vissuto,
davanti il mare sconosciuto
di un futuro impossibile da
conoscere e determinare.
Dov’è il presente se non
sulla riva, in quel sottile
lembo di sabbia che divide
la terra dal mare, il
passato dal futuro, il
vissuto da ciò che vivremo?.
Noi siamo lì davanti a quel
mare infinito, sdraiati,
seduti, eretti su quella
striscia di sabbia del
presente, a scrutare
orizzonti, a fissare
emozioni. La vita è come un
reportage di foto, attimi
fissati per ricordare per
sempre i più significativi.
E più passano gli anni più
l’album della nostra vita si
arricchisce di flash
passati. Con un presente da
far scorrere e un futuro
sempre più breve, senza
aspettative.
Ma il presente, anche se
fuggevole, ha in sé un
grande valore: è l’unica
sensazione tangibile del
fatto che esistiamo, che
siamo nell’ hic et nunc (qui
e ora), che la nostra vita
la stiamo vivendo davvero.
Il trucco forse c’è. Alcune
cose non rimandiamole al
futuro. Potrebbero non
svelarsi più nel loro
mistero originario, potremmo
non volerle più vivere o non
avere più modo di farlo.
Forse quello epicureo è
l’unico atteggiamento che ci
può far sopravvivere in
questo mondo e godere un pò
di più i piaceri della vita:
assaporiamo le creme brulèe
quotidiane, le dolcezze che
ogni giorno ci dona.
Cospargiamole di cannella,
inondiamole di vino corposo
di speranza, aggiungiamo un
fiume di amore e una
spruzzata di sogni, il tutto
sovrastato dal pensiero
positivo, come una ciliegina
sulla torta. Godiamoci
questo presente, chiudiamo
gli occhi e lasciamo
scorrere il tempo fermandolo
nelle sensazioni positive
che ci provoca la nostra
emozione del momento. Il
retrogusto ne perpetuerà
l’essenza e anche se sarà
breve, sarà il nostro
momento. Fermiamolo quel
tanto che basta per renderlo
eterno, nelle pieghe della
nostra anima.
Stefania Taruffi
TUTTO
L'UNIVERSO OBBEDISCE
ALL'AMORE FRANCO BATTIATO.