AGOSTO 98

Non ho mai avuto completamente , fino ad oggi, la forza di  affrontare un argomento così importante come la perdita di mia nonna Emilia, se non in maniera sporadica e molto velocemente. È come se affrontare questo argomento sopra un foglio di carta potesse in qualche modo dargli una valenza di realtà...mentre invece, lasciandolo solo nei miei pensieri, insieme alle normali cose quotidiane potesse esserci una minima speranza di un fatto mai accaduto. Eppure di lei ne parlo spesso con mia madre e con Barbara, spesso e volentieri ci raccontiamo eventi trascorsi con lei. La ricordiamo a volte con tristezza, quasi sempre con un sorriso se non altro per rimarcare il suo carattere fiero e combattivo. Eppure, purtroppo, quella grande forza alla fine l’ha abbandonata, stremata come era dalla malattia. Un giorno infatti  mi disse che era molto stanca e che voleva farla finita...

Purtroppo è questo il dramma, che se io, quando sono sola con i miei pensieri,  voglio ricordare mia nonna, immancabilmente mi tornano alla mente i suoi ultimi giorni di grande inaudita sofferenza. Non c’è scampo sono così invadenti che non si sfugge alla prepotenza di queste taglienti rimembranze .

Nella mia mente è come se ci fosse una netta linea di confine tra il prima e dopo, una barriera alta e difficile da scavalcare. Non mi riesce di superarla e attraversarla per andare alla ricerca dei tantissimi bei ricordi che sono lì dall’altra parte del muro... eppure basterebbe solo superarlo. Quando poi ci provo devo veramente fare uno sforzo enorme nel ricordare i tempi trascorsi con lei... Eppure è davvero tanto il tempo della mia infanzia trascorso con lei! Mi è stata sempre vicina e mi ha praticamente quasi cresciuta, allevata...Primi anni di vita vissuti insieme, vacanze estive,  non appena si chiudevano le scuole, lunghissime, sempre insieme a lei... quasi una importantissima figura di nonna-mamma.
Questi i termini più adatti per descrivere il nostro profondo rapporto.

Stanotte l’ho sognata. Ho sognato che la sua morte avveniva a Vallerotonda a casa di nonna Luisa, e che la terribile notizia mi veniva data da una finestra, da zia Eva e zia Pompea,le sue sorelle, ma io non volevo crederci, ripetevo all’infinito: “non può essere vero! Non può accadere una cosa simile a nonna, la mia nonna... ”

In fondo è questa la verità, ancora oggi faccio fatica a crederlo e devo sforzami davvero molto nel ricordarla, di quando già malata, io andavo a trovarla alla Circonvalla. Come se volessi cancellare per sempre i brutti ricordi. Quando andavo da lei entravo sempre di soppiatto per farle una sorpresa...poi gli comparivo davanti all’improvviso Mi piaceva tantissimo,sempre, tutte le volte, leggere sul suo volto e nei suoi occhi la gioia della mia gradita presenza. Quando poi le dicevo che per me, per noi era importante, che era tutta la nostra vita...Così è stato fino alla fine.
 

Mi ricordo che quando arrivavo a Vallerotonda e lei era già lì da mesi, salivo di corsa, tre per volta, i tanti gradini che ci separavano, poi arrivata in cima alla sua porta la  spalancavo e gli urlavo con tutto il fiato che mi rimaneva in corpo:
“ tatatatà eccomi qui”!  La trovavo quasi sempre seduta sulla grande poltrona del soggiorno persa dentro tutti qui cuscini che la puntellavano...Era la fase della china ma lei ancora si faceva forza e coraggio. Era la fase delle sue risate continue...rideva spesso e volentieri ogni cosa le scatenava attacchi di risarella...e noi giù a ridere insieme a lei, sembravamo matti da legare ma era solo amore condiviso. La cosa ci piaceva molto perché lei non aveva perso il buonumore e questo ci sollevava molto. Noi ci guardavamo e sorridevamo felici anche se con in cuore un poco d’angoscia. Una delle cose che mi manca di più è quella sua risata...e cosa assurda stento a ricordarla...anche la sua voce...

Negli ultimi tempi era cambiata, era diventata improvvisamente tanto triste come se volesse prepararci al distacco...era sempre pensierosa e assorta... Non dimenticherò mai la sera in cui chiamammo l’autoambulanza, perché era caduta e stava male,  d’urgenza la trasportarono al Policlinico al pronto soccorso.La prima sera, per noi tutti, della consapevolezza della gravità della situazione. La sera in cui, più di altre volte ci siamo sentiti disperati e impotenti di fronte al destino. Eravamo tutti corsi da lei e ci guardavamo sbigottiti, guardandoci negli occhi l’un l’altro  senza la forza di dire nulla. Mentre correvo da lei per raggiungerla, dentro di me, avevo netta la sensazione che avrei potuto non rivederla più, e questo mi metteva in agitazione...Non è stato così, da quella notte lei ha aspettato ancora un paio di mesi prima di andarsene per sempre. Io credo che l’abbia fatto in un suo ennesimo,ultimo gesto di altruismo...per potersi congedare da noi in modo che nessuno potesse rimproverarsi la benché minima cosa. Ci aveva lanciato un messaggio di avviso: non è accaduto oggi ma può accadere domani! Quella sera siamo arrivati appena in tempo per vederla che i portantini la portavano via avvolta in un lenzuolo bianco...un immagine indelebile! Ci siamo guardati ancora negli occhi e abbiamo visto le nostre lacrime trattenute in bilico sulle ciglia...sapevamo che da quel momento in poi avremmo dovuto, anche se a malincuore, prepararci al peggio.Arrivata al Policlinico ancora parlava...tanto che ancora una volta ci fece ridere perché disse: “Ma che ci fate tutti quanti qui? Mi avete fatto mettere una gran paura! Ho pensato subito che era successo qualcosa di grave ad uno di voi”
Questa era mia adorata nonna!

Ma dopo quella caduta è come se si fosse rotto quell’equilibrio interiore che la teneva ancorata a noi ed alla vita. Improvvisamente era diventata triste e depressa, faceva discorsi senza senso,sentiva e vedeva persone che non c’erano...Eppure era ancora giovane,non era di certo vecchia e cosa importantissima noi volevamo averla ancora con noi...magari anche così malata. Insomma non volevamo arrenderci all’evidenza del declino che avanzava a grandi passi. Ma quando ci dissero che era questione di giorni, la riportammo subito a casa sua, nel suo letto,nella sua stanza con attorno la sua amata famiglia Nella mia vita e da quel momento per me è esistita solo lei... in quel periodo le sono stata molto vicino. Io credo che lei sentisse bene quanto l’amavo, ma non so se è stato abbastanza per lei... Sono sicura che lei  volutamente  ha fatto in modo di allontanarsi silenziosamente, giorno dopo giorno, da noi in modo lento, lentissimo, ogni giorno un poco di più ...proprio per darci modo di prepararci all’evento finale. Non voleva farci soffrire ...Ora c’è solo il suo ricordo. Lei che io, per il grande amore che sentivo, chiamavo mamma, che mi ha cullata,coccolata,protetta,amata profondamente...Io però, ne sono certa, lei è ancora sempre accanto a me, si è allontanata solo fisicamente. Ella mi è accanto come e meglio di prima, ed è inutile piangere,disperarsi e chiudersi nella tristezza perché lei non ne sarebbe per niente felice. La sua gioia è vederci ancora sereni e felici per quanto ci è possibile.

Ciao nonna

La tua Katia

 

Nonno Guido,Franceschina,Barbarella,nonna Emilia,Katia e zia Manuela

 

DAL DIARIO DI KATIA del 1974

In quel periodo eravamo lontani da Roma perché Renzo aveva avuto l'incarico per l'insegnamento a Caserta, e quindi erano giorni e giorni che Katia non vedeva la sua adorata nonna...

 

 

 

 

 

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