NIETZSCHE
SCRITTI
AUTOBIOGRAFICI 1856- 1869
Friedrich
Wilhelm Nietzsche - La mia vita -
27 marzo 1864
Sugli stati
d'animo
Immaginatemi seduto a casa mia la sera del primo giorno
di Pasqua, avvolto in una veste da camera; fuori cade
una pioggerella sottile; nella camera non c'è nessun
altro. Io fisso a lungo il foglio di carta bianca che mi
sta davanti, con la penna in mano, stizzito per la
confusa quantità di argomenti, fatti e pensieri che
reclaman tutti d'essere messi per iscritto; e molti lo
fanno con parecchia veemenza, perché sono ancora giovani
e spumeggianti come il mosto; ma a ciò si ribella
qualche vecchio pensiero maturo e decantato, come un
vecchio signore che misura con occhio ambiguo il gran
daffare della gente giovane. Diciamolo apertamente, la
nostra disposizione di spirito è condizionata dal
contrasto tra quei due mondi, il giovane e il maturo, e
noi diamo allo stato momentaneo del conflitto il nome di
stato d'animo o quello lievemente spregiativo di umore.
Da buon diplomatico, io mi levo un poco al di sopra dei
partiti discordi e descrivo le condizioni dello Stato
con l'imparzialità di un uomo che giorno per giorno
assiste per errore a tutte le sedute dei partiti e
applica nella pratica quello stesso principio che deride
e contrasta dalla tribuna.
Confessiamolo, io scrivo sugli stati d'animo perché in
questo momento sono così disposto; ed è una fortuna che
sia disposto a descrivere proprio le disposizioni.
Oggi ho suonato a lungo le Consolations di
Liszt, e avverto chiaramente come le note mi siano
penetrate nell'animo, e ora vi risuonino
spiritualizzate. Ho fatto di recente un'esperienza
dolorosa, quella di un addio o non-addio, e ora noto
come questo sentimento e quelle note si siano fusi, e
credo che la musica non mi sarebbe piaciuta se non
avessi fatto quell'esperienza. Il simile cerca dunque di
attirare l'anima a sé, e la massa preesistente di
sensazioni spreme come un limone i nuovi avvenimenti che
colpiscono il cuore, ma sempre in modo tale che solo una
parte del nuovo si unisca all'antico, e che ne rimanga
un residuo che non trova elementi affini della dimora
dell'anima e perciò vi prende stanza da solo, molto
spesso con malumore dei vecchi inquilini, con i quali
viene sovente a diverbio per questo motivo. Ma guarda!
Ecco che viene un amico, un libro si apre, passa una
ragazza, senti! Risuona una musica! - Già da ogni parte
tornano ad affluire nuovi ospiti nella casa aperta a
tutti, e colui che fino a poco fa se ne stava da solo
trova molti nobili parenti.
Ma è singolare: non vengono gli ospiti che vogliono, né
così come si trovano, bensì coloro che debbono venire, e
solo questi. Tutto ciò che l'anima non può
riflettere, non la tocca; ma poiché la volontà fa o non
fa riflettere l'anima a suo talento, essa viene toccata
soltanto da ciò che vuole. E ciò a molti appare
contraddittorio; giacché ricordano quale resistenza
oppongono a certe sensazioni. Ma che cos'è che in ultima
analisi determina la volontà? E quante volte la volontà
dorme e vegliano soltanto gli istinti e le inclinazioni?
E una delle più forti inclinazioni dell'anima è una
certa curiosità, una predilezione per l'inconsueto, e
ciò spiega perché sovente ci lasciamo indurre in stati
d'animo spiacevoli.
Ma l'anima non recepisce soltanto tramite la volontà;
essa è fatta della stessa materia degli eventi, o di una
materia simile, e da ciò proviene che un evento che non
trova una corda affine, grava tuttavia sull'anima col
peso dell'umore, e può gradualmente acquistare una tale
preponderanza da schiacciare e comprimere il suo
restante contenuto.
Gli stati d'animo derivano dunque dai conflitti interni
ovvero da una pressione esterna sul mondo interiore. Qui
una guerra civile di due campi opposti, là l'oppressione
del popolo da parte di un ceto, di un'esigua minoranza.
Quante volte, quando tendo l'orecchio ai miei pensieri e
sentimenti e tacitamente mi sorveglio, me è sembrato di
udire il ronzio e lo strepito delle turbolente fazioni,
come se qualcosa stormisse per l'aria, come quando
un'aquila o un pensiero si levano incontro al sole.
La guerra è l'alimento costante dell'anima, che da essa
sa trascegliere per sé quanto le basta di dolcezza e di
bellezza. Ciò facendo distrugge e procrea il nuovo,
lotta accanitamente, ma attrae soavemente il nemico
dalla sua parte per un'intera unione. E ciò che più
stupisce è che non bada mai all'esteriorità: nomi,
personaggi, luoghi, belle parole, tratti di penna, tutto
è per lei di valore subordinato; ed essa pregia invece
ciò che è nascosto nella scorza.
Ciò che ora è forse tutta la tua felicità o tutto il tuo
cruccio, probabilmente tra breve non sarà che
l'involucro di un sentimento ancor più profondo e quindi
si perderà in sé stesso al sopravvenire di un qualcosa
di superiore. E così i nostri stati d'animo si
approfondiscono sempre di più, nessuno assomiglia con
precisione a un altro, bensì ciascuno è infinitamente
giovane e il Parto dell'Attimo.
Penso ora a tante cose che ho amato; si sono susseguiti
i nomi e le persone, e non voglio affermare che davvero
le loro nature siano diventate sempre più belle e
profonde; però è vero che ciascuno di questi stati
d'animo consimili rappresenta per me un progresso, e che
è insopportabile per lo spirito ripercorrere le stesse
fasi che ha già percorso; esso vuole espandersi sempre
più in alto, sempre più in profondo.
Vi saluto, o stati d'animo, mirabili alternanze di
un'anima impetuosa, vari come la natura ma di essa più
grandi, perché vi superate di continuo, guardate sempre
in alto; mentre la pianta profuma oggi come profumava
nel giorno della creazione. Io non amo più come amavo
qualche settimana fa; in questo momento non sono più
dello stesso umore di quando ho incominciato a scrivere.
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