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“Che cos'è un libro? – si chiede
J.L.Borges ne “L’invenzione della poesia” - Un
libro sembra qualcosa come un quadro, un essere
vivente; però, se gli facciamo una domanda, non
risponde. Allora ci accorgiamo che è morto”.
Ed è vero un libro di per sé non dice
nulla, parla nel momento in cui qualcuno comincia a
sfogliarne le pagine e intesse un dialogo tutto
interiore con lo scrittore. E’ il lettore che lo fa
vivere, che deve sentire che ha qualcosa da
comunicare. Il libro non ha valore di per sé, ha
valore se qualcuno lo rimette in vita con il suo
intervento. I libri possono vivere se ci
incuriosiscono, se ci stupiscono, se ci presentano
realtà nuove che non potremmo conoscere in altro
modo. I libri esistono se ci informano, se acuiscono
il nostro spirito critico se giocano con la nostra
intelligenza piccola o grande che sia.. I libri
esistono se sollecitano domande senza le quali il
nostro sapere non potrebbe progredire. I libri
vivono quando aprono le nostre menti, e ci liberano
dalle sbarre dei nostri pregiudizi, per mettere in
moto la nostra immaginazione…
“Il vescovo Berkeley (che, vi rammento,
è stato un profeta della grandezza degli Stati
Uniti) – dice Borges - ha detto che il sapore della
mela non si trova nella mela – che non può gustare
se stessa - né nella bocca di colui che la mangia.
Ci vuole un contatto fra l'una e l'altra. Lo stesso
accade nel caso di un libro o di una raccolta di
libri, una biblioteca. Un libro è un oggetto fisico
in un mondo di oggetti fisici. È un insieme di
simboli morti. Poi arriva il buon lettore e le
parole - o, meglio, la poesia che sta dietro le
parole, perché le parole in sé sono semplici simboli
- tornano in vita. Ed ecco la resurrezione della
parola".
foto dal web
da un sito russo |
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