IL SETTIMO SIGILLO |
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Trama
In compagnia di uno scettico e pragmatico
scudiero (G. Björnstrand), il cavaliere Antonius Blok (M. von Sydow)
torna dalle Crociate, tormentato dai dubbi, si trova in un paese dove
imperversano la peste e il fanatismo e incontra la Morte (B. Ekerot) che
lo sfida a scacchi. Una famiglia di saltimbanchi gli fa tornare la
fiducia. È, in definitiva, un'allegoria scandinava sull'uomo in cerca di
Dio con la morte come unica certezza. Come negli spettacoli medievali,
il tragico convive con il comico. Ispirato a Pittura su legno, atto
unico dello stesso Bergman, fu girato a basso costo in 35 giorni
interamente in studio. Non privo di pecche né di negligenze, non zoppica
da nessuna parte ed elabora il suo tema con desiderio e passione: “È una
delle ultime espressioni di fede, delle idee che avevo ereditato da mio
padre e che portavo con me fin dall'infanzia” (I. Bergman). Anche
perciò, forse, “attraversò il mondo come un incendio”.
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un commento: Le moderne regole degli scacchi sono state fissate intorno al XV secolo. Nonostante la partita di Antonius Block con la Morte si svolga nel XIV secolo, si tratta di una partita interamente moderna in cui si sentono vagamente riecheggiare alcuni motivi che sono propri dell'esistenzialismo di Heidegger: " Voglio parlarti il più sinceramente possibile, ma il mio cuore è vuoto - dice il cavaliere alla Morte - Il vuoto è uno specchio che mi guarda. Vi vedo riflessa la mia immagine e provo disgusto e paura. Per la mia indifferenza verso il prossimo mi sono isolato dalla compagnia umana. Ora vivo in un mondo di fantasmi, rinchiuso nei miei sogni e nelle mie fantasie." Lo stesso problema religioso assume un significato esistenzialistico, e la dimensione di Dio a cui si riferisce Antonius Block più che religiosa è ontologica: " E' così crudelmente impensabile percepire Dio con i propri sensi? Perché deve nascondersi in una nebbia di mezze promesse e di miracoli che nessuno ha visto?" - dice il cavaliere, che prima di morie vuole delle "garanzie", dalla Morte. E così prosegue: " Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me in questo modo doloroso e umiliante, anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore? E perché, nonostante tutto, continua ad essere una realtà illusoria da cui non riesco a liberarmi … Io voglio sapere. Non credere. Non supporre. Voglio sapere. Voglio che Dio mi tenda la mano, che mi sveli il suo volto, mi parli … Lo chiamo nelle tenebre, ma a volte è come se non esistesse. " " Forse non esiste" , gli replica la Morte. E il cavaliere risponde: " Allora la vita è un assurdo errore. Nessuno può vivere con la Morte davanti agli occhi sapendo che tutto è nulla." E il cavaliere non manca neppure di far riferimento al tema dell' "esistenza inautentica": " La mia vita è stata vuota, l'ho passata ad andare a caccia, a viaggiare, a parlare a vanvera di cose insignificanti. Lo dico senza amarezza né rimorso, perché so che la vita della maggior parte della gente è così." Ma ora Antonius Block vuole compiere "un'ultima azione che abbia un senso": la sua partita a scacchi con la Morte. da: anonimo dal sito: www.settimosigillo.com
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