Canone Inverso,1999,
regia: Ricky Tognazzi;
sceneggiatura: Graziano Diano, Simona Izzo, Ricky Tognazzi;
musiche: Ennio Morricone;
tratto dal romanzo di Paolo Maurensig, Canone Inverso, Milano, Mondadori,
1996.
Il canone inverso è uno dei molti procedimenti contrappuntistici che,
usati innanzitutto dai compositori franco-fiamminghi attivi in Italia nei
secoli XIV e XV, furono ripresi magistralmente da J. S. Bach e, in tempi
più recenti, dalla seconda scuola di Vienna. Queste tecniche, conosciute
da tutti i grandi compositori, si legano ad una concezione
logico-matematica della musica che ha ben poco a vedere con il pregiudizio
normalmente diffuso che vi sia esclusivamente il sentimento e non la
ragione alla base di questa splendida arte.
In musica regna invece un profondo equilibrio fra il sentimento e la
ragione e Maurensig ne è pienamente consapevole; la sua competenza
musicale traspare in ogni pagina di “Canone inverso” .
Innanzitutto gli “io narrante” che si succedono, in particolare Jeno, il
violinista ungherese protagonista del romanzo, esprimono pienamente la
forma mentis del musicista, i modi di conoscere e interagire con la realtà
esterna e con se stessi propri di chi ha studiato musica sin
dall’infanzia. Maurensig ci fa sentire in maniera tangibile non solo il
suono ma anche il peso fisico e mentale del violino di Jeno, la sensazione
del contatto quotidiano con lo strumento.
L’ambientazione del romanzo, fra l’Ungheria e l’Austria, rappresenta uno
sfondo adeguato per la storia narrata data la forte tradizione musicale di
quei Paesi in cui è diffusa a tutt’oggi la cultura del violino e della
musica da camera, del suonare in casa dopo cena, assieme ai familiari e
agli amici.
La scelta delle citazioni musicali, infine, completa appropriatamente lo
sfondo musicale del romanzo che a questo punto rappresenta non soltanto
una narrazione interessante e gradevole ma una rappresentazione della
musica mitteleuropea, un’occasione d’oro per farne una prima esperienza o
per ritrovare un mondo amato.
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