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Eppure sono stata qui! Sono passata di qui! Qualunque cosa accada, non dimenticatemi! da “L’Identità” di Milan Kundera
All’Esquilino la sua casa. Tutt’intorno, i luoghi che hanno fatto da scenario alla sua breve esistenza: troppo presto estromessa dal banchetto della vita, non restano che amare riflessioni e dolci ricordi. Quanti hanno preso la gomma e cancellato dall’agenda il suo nome? Quando sarebbe stato il tempo giusto per farlo? Oggi, ieri, dopo un anno? Far sparire dall’agenda un nome può essere facile, ma cosa si prova nel cancellare il nome di una persona amata che muore? Per gli amici di Katia, per chiunque l’abbia conosciuta non deve essere stato facile. Quanti conservano i suoi messaggi nel telefonino per sottrarre il suo passato all’oblio? Incredibile come l’ assenza possa essere ancora riempita dal ricordo. La misura è colma, straripa, ma crea ancora immagini e pensieri che si rincorrono, dove il presente ed il passato si confondono e si amalgamano... come scatole cinesi: un ricordo ne contiene un’altro e poi un’altro ancora, uno che si era perduto riaffiora dal profondo abisso della mente. Così ricordare diventa un’ancora di salvezza, un regalo inaspettato, una resurrezione. Tutto mi parla di lei: mia figlia. I multicolori negozi degli indiani dove andavamo alla ricerca di monili originali, quelli dei cinesi dove invece nessun abito andava bene perché troppo piccolo! L’edicola di giornali sotto casa, dove prima di andare al lavoro si intratteneva a chiacchierare con chiunque, il postino che un tempo era stato suo collega, ogni cosa, ogni angolo di strada, tutto mi parla di lei... Accanto alla porta d’ingresso di casa ci sono ancora i segni con cui le due sorelle, Katia e Barbara si divertivano tanto ad essere misurate dal papà nella fase di crescita... Altri segni del suo passaggio li ritrovo nelle pagine che sfoglio. Tutto quello che leggeva ha brani evidenziati con segni di penna, sottolineava parole che le davano emozioni, passi che le sembravano rivelazioni; al margine, appunti indirizzati a me: anche quello era un modo di comunicare... Nella casa che lei aveva in affitto, proprio accanto alla nostra, sono sparite, cancellate dalle pareti imbiancate, le tracce del suo passaggio, nulla resta a raccontare la sua storia: un nuovo inquilino entra, mette le sue cose dove prima c’erano quelle di Katia e, magicamente, si ricompone un mondo nuovo. Ma deve essere rimasto nell’aria il suo spirito gioioso, vi si creano atmosfere cariche di magia, che producono singolari epifanie. Sul ballatoio, infatti, come una volta, attraverso la porta chiusa giunge una musica a tutto volume. La vita continua. La gioventù torna ad animare quelle stanze, sugli scaffali nuovi libri, giunge a noi il frastuono di allegre serate, altri giovani s’incontrano, vanno e vengono in continuazione. Manca solo Katia. Mi incammino per le stradine che avvolgono il quartiere come un gomitolo sfilacciato, sanpietrini divelti, cartacce, pagine di giornale, buste di plastica volano al primo soffio di vento. Una folata più forte, insieme alle carte scompiglia i miei pensieri, li mescola e li confonde sparpagliandoli alla rinfusa. Continuo a camminare, i miei occhi si posano sui mie piedi: calzo le scarpe di Katia. Un rito, questo, ormai consolidato: ogni giorno porto a spasso un frammento di lei, una cosa che apparteneva a lei. Un golfino, una borsa, un monile: mi sembra di rafforzare il nostro “ stare insieme”. L’evocazione del ricordo è forte: i giardini di Piazza Vittorio, dove lei insieme con il suo cane amava passeggiare. I ruderi, i sassi, gli alberi, tutto ha memoria, questo cielo, io lo so, questo prato, tutto è stato accarezzato dal suo sguardo, è stato amato e vissuto. Per questo credo che il suo riflesso e la sua essenza sono rimasti impigliati tra i rami degli alberi: come un palloncino sfuggito dalla mano di un bambino così la sua vita sfuggita alla terra... Eccola tra i fiori dei melograni, eccola tra i gatti che si stendono pigri al sole. Lei non è scomparsa completamente. E’ rimasto loro il ricordo addosso. Il suo sguardo era luminoso. Tutto di lei irradiava luce e calore , perché lei, amandoti, ti lasciava, come le farfalle, un poco del suo colore addosso. Perché quando rideva fragorosamente, e solo così sapeva farlo, ti rovesciava addosso una cascata di allegria contagiosa. Ora la sua assenza s’impone sopra ogni cosa, s’imprime come un’ombra. Prima era una luce abbagliante, ora è un’ombra che non conosce luoghi invalicabili, limiti o barriere. L’invisibile non è il nulla! Basta crederci. Una farfalla m’investe sfiorandomi dolcemente i capelli... A volte, mentre sono in giro nel quartiere, ho come delle allucinazioni...Una ragazza con il fisico sottile, lunghi capelli e passo danzante mi passa accanto, si allontana quasi fluttuando: una lancinante fitta al cuore mi inchioda... Dolore, rabbia, amore, spasimo, assenza, sgomento... Non è lei... ma ricordo malinconicamente che anche Katia è passata di qui... la tua mamma in tuo eterno ricordo
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