"Scrivi, ti prego. Due righe
sole, almeno, anche se l'animo è sconvolto e i nervi non
tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle
cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle
più patetiche e ridicole nostre illusioni. Crediamo di fare
cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra
la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non
ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è
la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi,
scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via,
una riga si potrà salvare. (Forse.)"
"Siamo spiacenti di" (Mondadori, 1975) Dino Buzzati
Eccola qui "la salvezza" - così si intitola questo breve
appunto di , inserito in : scrivere. Un modo di scampare non
solo all'oblio lasciando forse una minuscola traccia di sé,
ma anche di sopravvivere a se stessi quasi analizzandosi,
affidando alle parole il compito di valvola di sfogo.
Buzzati ne era intimamente convinto, tanto da aver lasciato
una serie di quaderni cartonati pieni di note, aforismi,
paradossi, raccontini, apologhi, riflessioni, banalità...
Anno dopo anno, quaderno dopo quaderno, secondo l'antica
massima "Nulla dies sine linea".