16 GENNAIO 2003
Il fiume è grigio e l’aria è offuscata
di sabbia portata dal vento.
Un mattino d’oscura inquietudine,
quando gli uccelli sono muti
e i loro nidi tremano nel vento,
siedo tutto solo e mi chiedo:
“Lei dov’è?”
Sono passati i giorni in cui sedevamo
troppo vicini l’una all’altro;
ridevamo e scherzavamo, e il timore
della maestà dell’amore non trovava
parole per i nostri incontri.
Io mi facevo piccino,
lei scialava ogni momento
con discorsi insignificanti.
Oggi desidero invano
che lei mi fosse accanto,
nel buio della tempesta imminente,
per sedere nella solitudine dell’anima.
TAGORE
Da Poesie d’amore, Newton
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